Spingarda
Macchina rappresentata: Spingarda
Autore del disegno: Francesco di Giorgio Martini
Descrizione: In primo piano vediamo un’arma da fuoco, presumibilmente una spingarda, posizionata sopra un cavalletto. La spingarda era caratterizzata da una lunghezza di circa 8 piedi (circa 3 m) e da una bocca con un diametro esiguo.
Sullo sfondo è presente una quercia su cui sono appesi uno scudo, un’arma da taglio e un cilindro con un coperchio, forse un caricatore di polvere da sparo. Come reso più chiaramente nel disegno Urb. Lat. 1397, f. 7 conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, dietro al cilindro si intravede un archipenzolo.
Applicazioni e materiali utilizzati: L’arma da fuoco era costruita prevalentemente in ferro. L’archipenzolo era uno strumento impiegato sia in ambito militare sia in ambito civile. Solitamente esso era costituito da una squadra con due cateti uguali e connessi da un’asta rigida. Al vertice penzola un filo a piombo, il quale permette la facile lettura dell’inclinazione dell’archipenzolo. Lo strumento era impiegato sia nei cantieri per verificare l’orizzontalità delle superfici sia in battaglia per determinare l’angolo di puntatura rispetto all’orizzonte. Quest’ultimo uso era attuato inserendo uno dei due cateti nella bocca dell’arma da fuoco per individuare la linea di lancio.
Storia dello strumento: Le armi da fuoco hanno fatto il loro ingresso nella scena bellica europea nel Trecento. Esse venivano azionate utilizzando la forza propulsiva della polvere da sparo, una miscela chimica esplosiva fatta di salnitro, zolfo e carbone. Tuttavia, inizialmente le armi di fuoco influirono in maniera molto marginale sullo svolgimento delle guerre. Rispetto alle armi da lancio tradizionali, molto più silenziose, il vantaggio delle armi da fuoco era soprattutto spettacolare e psicologico. Le armi da fuoco, chiamate generalmente cannoni, erano di diverso tipo a seconda dei calibri e delle forme.
Progetto PANN20_00029: Alle radici dell’umanesimo scientifico. Valorizzazione con le tecnologie della realtà virtuale e aumentata delle macchine rappresentate nelle formelle del Palazzo Ducale di Urbino. Progetto realizzato con il parziale contributo dal MUR: legge 28 marzo 1991 n. 113 , “Iniziative per la diffusione della cultura scientifica”.
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