Breve vita di Federico da Montefeltro


Federico da Montefeltro nasce il 7 giugno 1422 da Guidantonio e da donna non sposata. Da giovane venne mandato a studiare presso la scuola di Vittorino da Feltre, la Ca’ Zoiosa. Presto venne abituato alle lettura dei classici e addestrato all’arte militare. Nel 1444, anno in cui ottiene la signoria di Urbino, Federico è al servizio di Francesco Sforza e della Repubblica di Firenze. Negli anni successivi partecipa a numerosi conflitti riscuotendo grande successo e prestigio: nel 1451 è al servizio di Ferdinando I d’Aragona re di Napoli nella guerra contro Angioini e baroni. Nel 1558 è nominato capitano generale dell’esercito della Chiesa nella guerra di papa Pio II contro Sigismondo Pandolfo Malatesta. Qualche anno dopo, nel 1462, Federico prende Senigallia e nel 1463 assedia ed espugna Fano. Questi successi lo portano nel 1466 al comando della Lega italica contro la Serenissima Repubblica di Venezia. Nel 1472 Lorenzo il Magnifico lo chiama al comando dell’esercito che assedia e prende Volterra. 

La guerra portò prestigio a Federico ma anche denaro in cambio del suo appoggio militare. Al tempo di Federico una delle protagoniste delle guerre era l’arma da fuoco. Sicuramente Federico fu uno dei primi a comprendere l’impatto delle artiglierie sulle strategie militari. 

L’arma da fuoco si inseriva in un quadro geopolitico estremamente fragile e instabile, dove spesso gli scontri avvenivano per futili motivi. Inizialmente le armi da fuoco influirono in maniera molto marginale sullo svolgimento delle guerre. Rispetto alle silenziose armi da lancio medievali, il vantaggio delle armi da fuoco era soprattutto scenografico e psicologico: il boato, il fuoco e il fumo esaltavano gli assalitori e spaventavano i difensori. Le bocche da fuoco, chiamate generalmente cannoni, avevano un nome diverso a seconda dei calibri e delle forme. Le prime bocche da fuoco erano chiamate bombarde. Per bombarda si intendeva una bocca da fuoco generalmente di grosso calibro e di limitata lunghezza. Essa era costruita in ferro o in bronzo e sparava proiettili di pietra. Queste nuove armi, che avevano fatto il loro ingresso nella scena bellica europea nel Trecento, utilizzavano la forza propulsiva della polvere da sparo, al tempo chiamata polvere pirica. Essa è una miscela chimica esplosiva fatta di salnitro, zolfo e carbone.

Strategia militare, conoscenze tecniche e ingegno erano alla base della sua concezione di arte della guerra: quell’arte che Federico volle rappresentare sulla facciata del Palazzo Ducale di Urbino tra gli anni Settanta e Ottanta del Quattrocento. In questo lasso di tempo furono scolpite sulla spalliera del Palazzo 72 bassorilievi in pietra, le cosiddette formelle, raffiguranti macchine di guerra e di pace, artiglierie, armamenti e trofei. Questa mostra a cielo aperto, ideata da Federico da Montefeltro e gran parte realizzata sotto la supervisione dell’architetto senese Francesco di Giorgio Martini (1439-1502), è attualmente conosciuta come fregio dell’arte della guerra. Questa esposizione simbolico-celebrativa della guerra rappresenta il legame che allora si stava velocemente delineando tra potere, scienza e tecnica. Tra i congegni rappresentati, alcuni di questi sono bombarde, spingarde, cannoni o altre macchine da fuoco, come la famosa, quanto portentosa, macchina arabica (formella n.13)[2]. Quest’ultima formella rappresenta una macchina da guerra all’insegna del verosimile. D’altronde sono numerosi i disegni del tempo che ritraggono macchine fantasiose e incredibili, segno che spesso l’immaginazione e la voglia di stupire il committente e i colleghi architetti fossero ben più importanti della realizzabilità pratica delle invenzioni. Attualmente i bassorilievi realizzati sotto l’egida di Federico da Montefeltro, insieme ad altri bassorilievi ottocenteschi, sono conservati in una sala al piano terra del Palazzo Ducale di Urbino della Galleria Nazionale delle Marche (un occhio attento noterà che le formelle rinascimentali sono 71 e non 72, in quanto una formella è andata distrutta probabilmente nel 1756, durante il distacco dalla spalliera esterna).

Federico da Montefeltro muore a Ferrara il 10 settembre 1482, lasciando dietro di sé un’eredità fatta di storia, cultura e arte, di cui il Palazzo Ducale di Urbino con il suo studiolo, le sue decorazioni e la sua architettura rappresenta uno dei simboli più importanti e che ancora non manca di stupire.                

 Fonte: Enrico Gamba, Uomini e cannoni a Urbino nel Rinascimento, seconda edizione, in corso di ristampa (estratto).

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